Dopo la parentesi storica dell’età giacobina , che mortificò
pesantemente immagine, averi e poteri dei nobili feudatari , la
restaurazione chiuse il periodo delle vessazioni incomposte ed imperative
esercitate anche dall’imperatore Bonaparte e riabilitò totalmente il ruolo
politico della famiglia Piuma. Già nel 1811 Joseph Francois Piuma Prasco
era maire (sindaco) nel comune di 354 abitanti, facente parte del cantone
di Visone, Arrondissement d’Acqui, Dèpartement di Montenotte , Empire
francais. I Savoia , rientrati in possesso delle loro terre dopo la
definitiva caduta di Napoleone , confermarono al conte Ferdinando Piuma,
laureato in giurisprudenza , incarichi di prestigio: Console generale della
Marina, Avvocato Fiscale Generale presso il Senato di Genova, Procuratore
Generale speciale di benestanti di tutta la penisola Italica, né gli
impedirono di occuparsi in maniera incisiva di Prasco come sindaco,
stipulando contratti d’affitto di fondi rustici con abitanti del
territorio, decidendo importanti lavori di restauro al castello,
estinguendo un pesante debito che il Comune trascinava dal 1661 e ottenendo
importanti miglioramenti viari nel territorio ovadese, novese e verso
Genova. La figlia di lui Pellina , sposando il conte Giobatta Gallesio ,
figlio dell’insigne giurista e naturalista Giorgio che profuse il suo
impegno nello studio e nella ricerca nel campo della pomologia, annoverato
tra i membri delle più prestigiose società scientifiche e letterarie ed
autore della monumentale Pomona Italiana, insieme opera scientifica ,
artistica ed impresa editoriale legò, con ufficiale riconoscimento regio ,
il nome delle due casate.
Prasco legò la gestione politica del comune ai Gallesio Piuma che
prima con Giulio, fratello di Ferdinando, poi con Vittorio , nipote ,
furono sindaci del borgo fino al 1915.
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La storia moderna di Prasco è legata alla fondamentale presenza e
direzione politica dei conti Piuma, stabilitisi nell’Alto Monferrato
mediante l’acquisizione di beni che facevano capo al feudo di Roccaverano e
acquirenti del feudo di Prasco con tutte le pertinenze, beni e diritti dal
1775, nella persona di Ferdinando Piuma, investito del feudo e del titolo
di conte dal Re Vittorio Amedeo con Regia Patente. Il figlio di lui,
Giuseppe Francesco dotò la città di Acqui di un moderno teatro adatto a
rappresentazioni sceniche, producendo a proprie spese opportune modifiche
strutturali nel palazzo Blesi, non senza intrattenere rapporti con
l’impresario del teatro Carignano a Torino, e con il direttore del teatro
Regio per ottenere per sè competenze utili nel settore della gestione
teatrale.
Ancor oggi documenti relativi alla vivace gestione del teatro
acquese, con una sala da gioco funzionante nel ridotto ed un complesso di
servizi forniti ai frequentatori che contemplavano la vendita di vivande e
custodia e toelettatura dei cani, sono consultabili presso l’archivio
Gallesio – Piuma. Acqui ebbe così ricche stagioni teatrali, con spettacoli
polimorfi:dall’opera buffa, alla tragedia, alle commedie, con intermezzi
musicali e balli, utili a vivacizzare la vita mondana e culturale della
città e del circondario.
L’insigne
Giorgio Gallesio
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