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I primi ricordi storici di Prasco pare risalgano al X secolo.

Quanto al nome attuale , esso è riconducibile a diversi toponimi: nella carta di fondazione dell’abbazia di San Quintino si legge Pradascum, poi Prascum che farebbe pensare a luoghi di prati; Predascho ricorre frequentemente nei documenti d’archivio Gallesio –Piuma; Petrascum , con evidente riferimento alla natura rocciosa del territorio su cui sorge il paese, è ricordato nel testamento dell’arciprete don Remuschio a fine ‘600; Prask è, nella pronuncia dialettale,l’appellativo attuale del borgo. 

  toponomastica

Concedimus atque donamus prefato Alleramo Marchioni omnes illas cortes…., nel 967 l’imperatore Ottone investe del feudo comprendente anche questo borgo , Aleramo, primo di una lunga serie di capi politici e di feudatari e conti da loro investiti del feudo–Aleramici e Malaspina, Paleologi e Doria-De Regibus,Gonzaga e Spinola e Piuma,Savoia e Gallesio Piuma- sotto la cui direzione si snodò tutta la vicenda pluriusecolare del borgo collinare.

Angolo di uno dei giardini del castello

Dopo la parentesi storica dell’età giacobina , che mortificò pesantemente immagine, averi e poteri dei nobili feudatari , la restaurazione chiuse il periodo delle vessazioni incomposte ed imperative esercitate anche dall’imperatore Bonaparte e riabilitò totalmente il ruolo politico della famiglia Piuma. Già nel 1811 Joseph Francois Piuma Prasco era maire (sindaco) nel comune di 354 abitanti, facente parte del cantone di Visone, Arrondissement d’Acqui, Dèpartement di Montenotte , Empire francais. I Savoia , rientrati in possesso delle loro terre dopo la definitiva caduta di Napoleone , confermarono al conte Ferdinando Piuma, laureato in giurisprudenza , incarichi di prestigio: Console generale della Marina, Avvocato Fiscale Generale presso il Senato di Genova, Procuratore Generale speciale di benestanti di tutta la penisola Italica, né gli impedirono di occuparsi in maniera incisiva di Prasco come sindaco, stipulando contratti d’affitto di fondi rustici con abitanti del territorio, decidendo importanti lavori di restauro al castello, estinguendo un pesante debito che il Comune trascinava dal 1661 e ottenendo importanti miglioramenti viari nel territorio ovadese, novese e verso Genova. La figlia di lui Pellina , sposando il conte Giobatta Gallesio , figlio dell’insigne giurista e naturalista Giorgio che profuse il suo impegno nello studio e nella ricerca nel campo della pomologia, annoverato tra i membri delle più prestigiose società scientifiche e letterarie ed autore della monumentale Pomona Italiana, insieme opera scientifica , artistica ed impresa editoriale legò, con ufficiale riconoscimento regio , il nome delle due casate.

Prasco legò la gestione politica del comune ai Gallesio Piuma che prima con Giulio, fratello di Ferdinando, poi con Vittorio , nipote , furono sindaci del borgo fino al 1915.

La storia moderna di Prasco è legata alla fondamentale presenza e direzione politica dei conti Piuma, stabilitisi nell’Alto Monferrato mediante l’acquisizione di beni che facevano capo al feudo di Roccaverano e acquirenti del feudo di Prasco con tutte le pertinenze, beni e diritti dal 1775, nella persona di Ferdinando Piuma, investito del feudo e del titolo di conte dal Re Vittorio Amedeo con Regia Patente. Il figlio di lui, Giuseppe Francesco dotò la città di Acqui di un moderno teatro adatto a rappresentazioni sceniche, producendo a proprie spese opportune modifiche strutturali nel palazzo Blesi, non senza intrattenere rapporti con l’impresario del teatro Carignano a Torino, e con il direttore del teatro Regio per ottenere per sè competenze utili nel settore della gestione teatrale.

Ancor oggi documenti relativi alla vivace gestione del teatro acquese, con una sala da gioco funzionante nel ridotto ed un complesso di servizi forniti ai frequentatori che contemplavano la vendita di vivande e custodia e toelettatura dei cani, sono consultabili presso l’archivio Gallesio – Piuma. Acqui ebbe così ricche stagioni teatrali, con spettacoli polimorfi:dall’opera buffa, alla tragedia, alle commedie, con intermezzi musicali e balli, utili a vivacizzare la vita mondana e culturale della città e del circondario.

 

L’insigne Giorgio Gallesio