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Il castello e il campanile della Parrocchiale

 

In alto: giardino pensile nel  castello.

Sotto: la porta del castello.

L'esistenza di un castello a Prasco è documentata al 1198.

Il 4 luglio di quell'anno i Marchesi di Occimiano, di lontana origine Aleramica, procedettero alla concessione "Della metà pro indiviso della villa e del castello di Prasco", di ogni loro pertinenza nella villa e nel castello di Visone e Trisobbio, con ogni diritto reale e feudale annesso ai medesimi possedimenti.Il castello fu costruito, come la maggior parte dei castelli della zona, per ragioni di sicurezza e di difesa unite ad esigenze di sviluppo in aree di traffico notevole.

Il Castrum fu dunque locus tutus sicuro e fortificato, utile per difesa della popolazione locale aggregata dal castrum. La costruzione iniziale si limitò al terrapieno su cui sorge il corpo centrale o recetto che in caso di bisogno fungeva da asilo e difesa, specialmente per la posizione sul poggio roccioso. L'ipotesi è confermata dalla presenza dei tre massicci torrioni semicircolari e cimati, tra i quali risulta conglobato l'edificio,nonchè dalla conformazione orografica del terreno circostante. La vallata sottostante il lato sud era infatti un passaggio obbligato per le truppe partite dalla costa ligure e provenienti dal comune vicino di Cassinelle e la sicurezza militare era collegata alla posizione dominante sulle reti viarie che collegavano Liguria e Alto Monferrato. Il castello infatti è strategicamente nel punto d'incontro delle tre vie: a ponente da Morbello, a levante dalla direttrice Ovada-Cremolino-Acqui e a sud da Cassinelle.

La posizione del castrum era strategica anche per la provvigione idrica che, entro le mura, era assicurata da quattro pozzi di acqua potabile tuttora presenti e funzionanti: uno di essi è nel locale allora adibito a cucina.Il Castrum di difesa con il passare dei secoli, assumendo le sembianze della casa-forte, subì graduali modifiche che ingentilirono la costruzione, con l'accorpamento di strutture architettoniche proprie di una dimora signorile complessa e funzionale trasformata in residenza ufficiale del feudatario.

In questa struttura l'economia era curtense, ancor oggi rispecchiata nella parte rustica conglobata nell'edificio e ricca di locali adibiti a granaio magazzinaggio di derrate e di merci, cantinoni per la vinificazione, legnaie e stalle, scuderie....Fuori dalle mura di cinta, ancora parzialmente conservata, si trova la cisterna deposito di ghiaccio o neve, detta nevera, che fungeva da frigorifero naturale su un ripido pendio, all'interno di un bosco che ne favoriva la frescura.

In epoca recente , nel 1827, il conte Ferdinando Piuma intraprese il restauro ed il rifacimento della parte del castello destinata ad uso abitativo padronale, producendo al maniero il sobrio aspetto che, conservando le strutture e le linee architettoniche originarie, utilizza spazi in modo razionale attraverso la ricca articolazione dei volumi poggianti su un terrapieno continuo in muratura, in alternanza ai volumi dei rustici che ben si inseriscono e ne completano l'immagine di casa-fortezza.La costruzione destinata ad abitazione è su pianta quadrangolare con due torri a barbacane semicircolari, un porticato a quattro campate ed un'ala laterale terminante in una terza torre. L'edificio si presenta in elevazione su due piani verso il cortile interno e su tre verso il cortile di ingresso.

 

Oggetti presenti nel museo etnografico del castello