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MELAZZO

La storia

 

Il castello

 

Melazzo ,da melas (oscuro, forse per la  fitta boscaglia  del territorio del Basso Monferrato) , o da melum ( luogo coltivato a meli) ha radici remote , legate  alla fondazione di Acqui da parte dei Liguri  nel VII secolo a.C.; i Romani  latinizzarono il nome in Meladium.

Nella tarda età imperiale , di decadenza e di invasioni, nella piana  vicino al torrente Erro è eretta la Pieve di San Bartolomeo, cui  subito si aggiunsero l’hostaria ed un molino, di utilità strategica per  le esigenze  degli abitanti.  Nel borgo nacque intorno al mille Guido dei Conti d’Acquesana, che provvide ad emancipare i contadini dalla servitù di gleba ed avviò, intorno al castello di proprietà famigliare, la costruzione di nuove abitazioni. L’attuale concentrico in collina è sviluppato a partire dal 1500, dietro erezione della  nuova chiesa di santa Croce  con funzione di parrocchiale.

Governato dai Conti di Acquesana, dagli Aleramici e dai Marchesi di Ponzone, poi del Monferrato e di Mantova e dal 1708 dai Savoia,.Melazzo  si diede gli ’Statuta oppidi Meladii’ applicati dal 1655 che prevedevano la legge del taglione, il divieto di lavoro di domenica, il gioco d’azzardo, il ‘diritto di rappresaglia’ in caso di furto o danno. Fu terra di  contadini coltivatori di  meliga, grano, castagne bianche e allevatori di bachi da seta ,e di artigiani. Come informano gli statuti, i Melazzesi furono sarti, beccai e macellai, calzolai, fabbri, barbieri  capaci di far salassi, notai.  La popolazione, che ai primi del 1600 era di 1500 persone , fu drasticamente ridotta dalla pestilenza del 1630, tanto  che nei registri parrocchiali manca persino l’elenco dei deceduti,  a testimoniare il disordine che tale evento determinò  persino nelle attività burocratiche  normali.

 

Particolare del municipio

 

Scorcio del paese con viuzza che

conduce sulla piazza della Parrocchiale.

Sullo sfondo il campanile dell’Oratorio di S.Pietro Martire

 

Chiesa alla frazione Arzillo

 

Nel 1807 il borgo fu  ascritto al Dipartimento di Cairo Montenotte in seguito alla divisione politica effettuata  da Napoleone nell’Italia conquistata dalle armate della Repubblica francese. Fu, come tutto l’Acquese, terra di pesanti requisizioni ed imposizioni fiscali; subì violenze, saccheggi e gravi danni anche  nei passaggi delle armate austro-russe e cosacche.

Con la restaurazione dei Savoia, Melazzo tornò ad essere il tranquillo paese agricolo che per tanto tempo era stato ed i Melazzesi parteciparono  in prima persona alle tappe che  portarono all’unificazione politica della penisola.

 

Le chiese di Melazzo

 

Edificata proprio al centro del paese, la Parrocchiale di San Bartolomeo risale alla metà del 1700 quando,  sulle rovine dell’antica chiesa di Santa Croce fatta erigere da San Guido ed  un tempo subordinata alla Pieve di San Bartolomeo, si diede un edificio di culto  monumentale ed artistico al paese.

Lo stile che la caratterizza è il rinascimentale,  arricchito da ornamentazioni in stucco  baroccheggianti.

All’interno custodisce preziose antichità quali il quadro della Madonna del Rosario, attribuito a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e risalente al ‘600, gli affreschi del Muto ed un quadro  su San Luigi di Rodolfo Morgari.

Pregevoli sono gli arredi lignei in noce massiccio come i banchi ed i confessionali, ed inoltre  il bancone per le messe solenni  e la scala del pulpito  costruiti dallo scultore melazzese Angelo Bergolino nel  secondo  ottocento.

La Chiesa custodisce le spoglie  di alcuni autorevoli esponenti del casato Scati-Grimaldi , insigne anche per  la speciale protezione e benevolenza mostrata  verso il paese.

 

    

 

Scorci della parrocchiale barocca con il campanile a “cipolla” di tradizione ligure

 

 

Oratorio di S.Pietro Martire: a navata unica, ampia e  ben illuminata da  finestrature  laterali, contiene pregevoli oggetti artistici, quali lo schienale in perfetto barocco piemontese di fine ‘700, la statua del Santo dello scultore genovese Drago, il crocefisso  restaurato negli anni trenta, due quadri del pittore Garelli, di fine ottocento.

Annesso alla parrocchiale, l’Oratorio fu sede  della Confraternita dei Disciplinati aggregata, con decreto del 1589, alla Confraternita della Trinità in Roma.

La Confraternita era  costituita da un gruppo di persone  che attraverso la preghiera , il canto e l’uffizio glorificavano Dio,  la Madonna ed il santo Patrono, partecipando alle funzioni solenni ed alle processioni e, dopo il Concilio di Trento, aiutando il parroco  nell’attività di catechesi.

I Confratelli raccoglievano il grano, lo vendevano, preparavano focacce da distribuire durante la settimana Santa, amministravano entrate ed uscite  del gruppo attraverso la collaborazione di un priore, che teneva la contabilità di elemosine e quote in denaro o in natura e del presidente (parroco del paese). Le riunioni plenarie avevano lo scopo di deliberare  in merito alle spese, perlopiù  finalizzate a migliorie e restauri dell’edificio , e ad eleggere il Maestro dei Novizi.

L’Oratorio fu meta di pellegrinaggi  da parte di fedeli della zona acquese, poiché era considerato un santuario.

Ancor oggi, ogni 29 aprile , vi si svolge la solenne processione di San Pietro, durante la quale alcuni fedeli indossano l’abito originale della confraternita: cappa rossa e mantello verde.

 

 

 

 

S.Secondo di Arzello:

La piccola chiesettaio, forse già Pieve succursale di san Bartolomeo, presenta navata unica, ampia, illuminata da tre monofore ed una bellissima abside semicircolare in conci di pietra locale.

 

Ingresso di S.Secondo di Arzello