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MELAZZO

Il romanzo

LA LEONORA

I ruderi del castello di Moncrescente, luogo di ambientazione de LA LEONORA di Giuseppe Betussi.

 

Il castello di Moncrescente, sorge sulla sommità di una collina che sovrasta sia il bacino dell’Erro sia quello della Bormida. Per questa sua posizione, che incute una sensazione di sinistra potenza e per la laconicità delle testimonianze storiche pervenuteci, il castello è diventato nel tempo, come abbiamo visto, oggetto di leggende e storie che hanno per protagonisti streghe e riti satanici. Contrariamente a questa visione attuale del luogo, nel periodo umanistico del Cinquecento, il castello era ritenuto un luogo piacevole in cui famosi personaggi dell’epoca trascorrevano i loro pomeriggi affrontando discussioni filosofiche.

Proprio in una situazione di questo tipo è ambientata un’opera del 1552: "LA LEONORA ragionamento sopra la vera bellezza" di messer Giuseppe Betussi. Quest’opera narra di un dialogo fra Leonora della Croce, il marito Giovan Giorgio Falletti ed alcuni intellettuali dell’epoca provenienti da varie zone dell’Italia: Anton Galeazzo Bentivoglio, Bernardo Capello, Giovan Tomaso Arena, Annibal Lambertini.

Il dialogo è di tipo conviviale, cioè si svolge dopo un banchetto all’aperto (che noi oggi avremmo definito pic-nic) presso il castello di Moncrescente; infatti Betussi descrive molto poeticamente il luogo ed il paesaggio che si può ammirare dall’alto della Tinosa: "…ci avviammo verso quel luogo chiamato San Crescenzio, che dirimpetto a Melazzo, oltre l’Ere, sopra un colle, il quale non dalla natura, ma dall’arte maestrevolmente pare d’intorno intagliato, è posto. Così piacevolmente, non senza qualche dolce ed onesto motto, fatta quella salita, rimanendo ognuno di noi stupito d’una così dilettevole vista, di dove si scuoprono molte castella, molte ville, molti monti, molte valli, e molte pianure e molti fiumi, senza alcuno impedimento contrario, dopo preso alquanto di grato riposo, data l’acqua alle mani a mensa sedemmo…"

Da quest’opera possiamo inoltre dedurre che nel Cinquecento il castello di Moncrescente era ridotto ad una rovina, visto che si accenna a "…questi quasi deserti luoghi, i quali mai più forse non si potranno gloriare di così aventurosa sorte…"

 

 

Antica cartina ove si nota il castello di Moncrescente, soprannominato “La Tinosa”

 

 La porta del castello di Moncrescente avvolta dalla vegetazione