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MELAZZO

Itinerari

storico-naturalistici

I ruderi del castello della Tinassa

(o di Moncrescente)

 

Melazzo si trova  in un paesaggio collinare alla confluenza del torrente Erro con il fiume Bormida, a ridosso dell’Appennino  ligure –piemontese , a modesta distanza  dalle città industriali del Nord: 50 Km da Genova, 100 da Torino e da Milano collegati da autostrada rispettivamente al casello di Ovada  e di Alessandria sud.

Può essere meta di scampagnate anche di sola mezza giornata e di soggiorni prolungati per chi ami la tranquillità della campagna e la frequentazione  di paesaggi incantevoli e rilassanti  ingentiliti da preziosi monumenti artistici  dei secoli passati che oggi sono  oggetto di visite guidate  e di escursioni tonificanti adatte a qualunque età.

Nella stagione estiva  il torrente Erro  offre in località Giardino possibilità di balneazione alternativa alla piscina  della vicinissima Acqui  Terme.

 

Dal concentrico, attraverso  la ripida via Giardino, si raggiunge  la statale Acqui /Sassello e, attraversatala, si imbocca  la strada asfaltata  che, attraverso il ponte in ferro sull’Erro, costruito nel 1888, si raggiunge in frazione Arzello la località San Secondo dove   si trova  l’omonima chiesetta romanica dell’XI secolo.

L’edificio, già Pieve succursale di San Bartolomeo, presenta navata unica, ampia, illuminata da tre monofore ed una bellissima abside semicircolare in conci di pietra locale.

 

Scendendo dal paese al bivio  della statale Acqui /Sassello, si raggiunge velocemente al lato destro della strada la località Quartino, dove  sorgeva la grandiosa villa settecentesca del Quartino, proprietà  dei Marchesi Scati, cui appartenne Costanza Scati dei Conti Grimaldi del Poggetto, dama di Corte ed amica della regina Maria Adelaide.

Oggi l’antica dimora, ristrutturata e trasformata, offre al visitatore un magnifico parco di ombrosi viali di secolari olmi e querce ed altre piante di rara bellezza, quali i cedri del Libano.

 

Sulla sponda sinistra del torrente Erro, proseguendo oltre Arzello, per la sinuosa strada che conduce a Castelletto, si imbocca  a sinistra, prima della salita, il sentiero che conduce a Moncrescente, poggio da cui si ammira uno splendido panorama ed un antico castello dell’XI secolo con quattro torri che, per somiglianza con l’immagine di un grande tino capovolto, venne chiamato Tinozza, in dialetto  Tinassa. L’edificio rivestiva carattere difensivo: vi potevano riparare  soldatesche sopraffatte da forze superiori in aperta campagna. Il tracciato consta solo del muro perimetrale in cui sono aperti due ordini di feritoie raggiungibili mediante impalcature oggi riconoscibili dai fori  praticati nella muraglia per appoggiarvi le travi.

 

Per chi ami camminare, o ammirare splendidi paesaggi collinari e, all’orizzonte, già montuosi,  scendendo da Moncrescente  c’è l’opportunità di una visita al paesino  di case tutte in pietra di Castelletto d’Erro, distante 3 Km e innestato sul cocuzzolo più alto della bassa valle del torrente.

Aperto al sole ed al vento, questo  fu in passato un prezioso punto di avvistamento  sulle due valli del Bormida e dell’Erro: la tenace torre in pietra arenaria, decorata  alla sommità di archetti pensili e risalente al XIII secolo ne è oggi  teste fedele.

 

 

Sopra: da Arzello, in lontananza la torre di Castelletto d’Erro

 

 

Sulla sinistra del torrente Erro e della statale da Melazzo si aprono altri due  facili e suggestivi itinerari nel verde della natura: la valle Caliogna , con la stupenda  chiesetta di San Defendente  e la valle Penazzi , caratterizzata dalla Pieve di San Felice.

Dal concentrico melazzese infine si può agevolmente  raggiungere Cavatore  con un percorso su asfalto di 3km in scarsa pendenza.

 

 

 

Prati e boschi intorno al paese

 

 

 

 

S.Secondo presso Arzello

 

 

Scorcio delle mura spettrali

del castello di Moncrescente

LA LEGGENDA della TINASSA

Tanto tanto tempo fa gli uomini con uno sforzo immenso riuscirono a costruire un enorme tino, un’opera grandiosa ideata per contenere una straordinaria quantità di vino. Quest’opera, però, suscitò una grande rabbia da parte del Diavolo, che adirato dall’imponenza del grande tino ed invidioso, come sempre degli uomini, decise di distruggerlo, così lo capovolse, rendendolo inutilizzabile per la raccolta dei grappoli d’uva e la successiva vinificazione.  Gli uomini delle nostre terre tuttavia continuarono, come ben sappiamo, a produrre il loro vino altrove divenendo famosi per la loro maestria ed anche la "Tinosa" o “Tinassa” continuò ad essere utilizzata: infatti, capovolta e privata del suo fondo forniva un ’ ottima protezione e divenne un imponente castello, conosciuto dai dotti come Moncrescente, ma ancora popolarmente noto come "Tinosa" in ricordo della sua primitiva funzione di grosso tino. Il diavolo, comunque, non rinunciò a ‘metterci la coda’: infatti, quando il castello perse le sue funzioni militari e fu ridotto a rovina, tra le sue antiche mura tornarono a riunirsi le adepte del diavolo, le streghe".