Dian Fossey nacque a Fairfax,
nel 1932; in seguito si trasferì a San Francisco, dove frequentò la Lowell High School.
La sua infanzia fu difficile: era figlia unica di George e Kitty Fossey, che divorziarono quando Dian aveva tre anni. Il padre dopo il divorzio divenne alcolista e la madre si risposò con un altro uomo, Richard Price, il quale non considerò mai Dian come una vera figlia e non le finanziò neanche gli studi. La ragazza crebbe con un forte interesse per gli animali, che la portò a scegliere degli studi di pre-veterinaria per poi cambiare con la terapia occupazionale, ottenendo il diploma presso il San Jose State College nel 1954. Poi si trasferì ancora, questa volta a Louisville, nel Kentucky, per lavorare in un ospedale che si prendeva cura di bambini disabili (Kosair Children's Hospital). Una prima visita in Africa la fece nel 1957, su invito di un suo fidanzato, ma a farle conoscere veramente l’Africa furono un gruppo di amici, coi quali intraprese un viaggio di sei settimane nel 1963, per conoscere da vicino la natura selvaggia del continente africano. Dian era una ragazza particolare: non solo aveva uno sviscerato amore per gli animali, ma anche fortissima determinazione, curiosità intellettuale e moltissimo coraggio. A Olduvai Gorge, la turista californiana incontrò il Dr. Louis Leakey che le fece capire l’importanza della ricerca sulle scimmie antropomorfe. Leakey era allora uno dei paleoantropologi più famosi del mondo. Nel 1959, con sua moglie, Mary, aveva scoperto le rovine di Zinjanthropus, e un anno dopo l’Homo habilis, entrambi considerati ‘parenti’ preistorici dell’essere umano. Dopo questo incontro Dian scelse di interessarsi dei gorilla della montagna, una specie in via di estinzione che contava allora circa 480 esemplari. Questa è la descrizione del suo primo incontro con loro: "birciando tra il fogliame, riuscimmo a distinguere un curioso gruppo di gorilla neri come
la pece, la testa pelosa, il volto che pareva una maschera di cuoio. Ci scrutavano a loro volta. Gli occhi scintillanti dardeggiavano nervosamente sotto le spesse sopracciglia, quasi cercassero di stabilire se avevano di fronte amici ben disposti o potenziali avversari. Fui all'istante colpita dalla magnificenza fisica dei giganteschi corpi nero-lucenti, in perfetta armonia con la verde tavolozza del fogliame della foresta …" Determinata a lavorare in Africa, riuscì ad ottenere nel 1966 il supporto della National
Geographic Society della Wilkie Foundation per un programma di ricerca nello Zaire. Gli sconvolgimenti politici che c’erano allora in quel luogo consigliarono a Dian di trasferirsi in Rwanda, sulle pendici del vulcano Visoke, dove nel 1967 fondò, nella zona di Karisoke, un campo di ricerca nel Parc National des Volcans. Era composto di due tende e di una Land Rover usata, che lei chiamò Lily. Nel centro di ricerca di Karisoke c’erano anche due impiegati africani che però parlavano una lingua che la Fossey non capiva (una volta ad esempio le chiedevano se voleva dell’acqua calda, mentre lei pensava che stessero complottando per ucciderla…). Al campo c’erano anche altri animali domestici come galline, oche, un cane. All’inizio non fu facile: Dian era asmatica, fumava
e soffriva di vertigini. Poi c’era da imparare a comunicare coi gorilla. La
Fossey cercava di entrare in comunicazione con loro attraverso l’imitazione dei
loro versi. Nel 1970&; i suoi sforzi di farsi accettare dalla comunità dei
gorilla ebbero il primo successo. Fu Peanuts, un maschio adulto, il primo ad
avvicinarsi a lei ed a toccarle la mano. Dian conosceva singolarmente tutti i gorilla che abitavano nei pressi del Karisoke Research Center. Era convinta che non non fossero animali violenti, ma socievoli e
capaci di affezionarsi agli esseri umani. Le sue intense osservazioni
per centinaia di ore le permisero di completare le conoscenze sui gruppi
selvaggi che stava studiando. La vita dei gorilla di montagna era basata sulla
organizzazione di piccoli gruppi in cui c’era un leader, il suo fratello adulto
o un nipote e qualche femmina adulta con i suoi figli. Essi si muovevano e
andavano a caccia di cibo insieme senza separarsi o allontanarsi mai l’uno
dall’altro. I piccoli gorilla venivano trattati con estrema tenerezza, anche dai
maschi adulti. Le famiglie delle grosse scimmie difficilmente interagivano con i
gruppi vicini, a meno che non si trattava di trasferire le femmine che stavano
diventando adulte da un gruppo all’altro, scambio che non avveniva sempre in
modo pacifico. Erano dei gruppi molto coesi fra loro e forse in questo ambiente la Fossey sentì
di aver trovato quella famiglia che non aveva mai avuto. Il primo gennaio del
1978 i bracconieri uccisero Digit, cui la Fossey era particolarmente legata. Il
gorilla era morto per difendere la sua famiglia dai bracconieri. Sei mesi dopo
un altro gorilla, da lei chiamato Uncle Bert (dal nome di uno zio che le aveva
voluto molto bene) fece la stessa fine, così come altri membri del gruppo di
Bert. La Fossey bruciò i loro corpi in un cimitero che aveva costruito nel
campo. Ma dopo questo fatto la ricercatrice dichiarò guerra aperta ai
bracconieri, arrivando anche a compiere atti estremi contro di loro, come
uccidere il loro bestiame, bruciare le loro capanne ecc. Ci fu anche chi disse
che la Fossey torturava i bracconieri, se riusciva a prenderli. Molti si
chiedevano se fosse sana di mente. Ma Dian ormai aveva una missione nella vita:
quella di salvare i gorilla dalla violenza umana. Sua è la frase : “L'uomo
che uccide un animale oggi, è l'uomo che domani ucciderà la gente che lo
disturberà. La National Geographic non restò insensibile a questo grido di allarme e nel
1970 pubblicò la foto di Dian sul numero di Gennaio della rivista (foto di Bob
Campbell). Dian divenne famosissima ed arrivarono contributi da tutto il mondo,
che permisero alla Fossey di creare il Fondo Digit che poi fu chiamato, nel
1992, il Dian Fossey Gorilla Fund) e di scegliere di dedicare la sua vita alla comprensione del comportamento dei
gorilla. Nel 1974 Dian ottenne un diploma in zoologia presso la Cambridge
University (presso la quale nel 1980 si sarebbe laureata in filosofia). Non le
piacque tornare alla civiltà, ma del resto si rendeva conto che se voleva
ottenere dei fondi pubblici doveva avere delle credenziali. Accettò poi un posto
presso la Cornell University in modo da trovare il tempo e la possibilità di
scrivere un libro:Gorillas in the Mist (Gorilla nella nebbia).Fu una
pubblicazione che le portò molta fama, insieme alle numerose apparizioni
televisive, che le permisero di richiamare l’attenzione del mondo sul rischio di
estinzione dei gorilla. Tornò poi a Karisoke per continuare I suoi studi e la sua battaglia in difesa
dei gorilla di montagna. Negli ultimi tempi però la tensione intorno al campo
era salita moltissimo, al punto che la Fossey fu forzata a lasciare il Rwanda
nel 1981, per tornarvi solo nel 1983. Malgrado questo periodo di allontanamento,
la “ragazza dei gorilla” fu trovata morta, col cranio fracassato, nella sua
capanna, a Karisoke, il 26 Dicembre del 1985 e la sua morte rimane ancora un
mistero, anche se si sospetta che ad ucciderla siano stati i bracconieri, per
vendetta. C’è anche però chi sostiene che i bracconieri avrebbero più facilmente potuto
ucciderla nella foresta e che, forse, maggiore interesse ad ucciderla nella sua
capanna avrebbero potuto averlo persone che vedevano nella sua attività un
limite allo sfruttamento turistico della zona, e dei gorilla. Del resto la
Fossey, qualche mese prima di morire, aveva firmato un accordo con la Warner
Bros per i diritti del suo libro, che doveva essere portato sullo schermo.
Questo le avrebbe fatto arrivare moltissimi soldi e forse per questo qualcuno
decise di eliminarla prima che questo accadesse. Nel suo diario l’ultima frase
recita: "Quando ti rendi conto del
valore di tutta la vita, ti interessi meno di ciò che è il passato e ti
concentri nella preservazione del futuro”.
Grazie a lei, oggi i gorilla sono una specie protetta. Dian Fossey riposa in Rwanda, in un luogo da lei stessa costruito per seppellire
i suoi amici gorilla, che si stima oggi siano circa 700 esemplari. Sulla sua
tomba ci sono scritte queste parole: ‘Nessunò amò i gorilla più di lei’.
Sebbene nel testamento Dian avesse scritto che tutti i suoi averi, compresi i
soldi provenienti dal contratto con la Warner Bros, dovevano andare al Fondo da
lei creato, sua madre Kitty fece causa contro il Fondo e la vinse. Nel 1988 la vita ed il lavoro di Dian Fossey sono stati rappresentati nel film Gorillas
in the Mist con Sigourney Weaver,
la quale rimase molto colpita dalla vita di Dian ed ora è Presidente Onorario
del Fondo Dian Fossey per i Gorilla di Montagna.