LILLINA |
La signora Lillina è nata nel 1935 a
Vesime. Ricorda, all'età di dieci anni, che la madre faceva il formaggio.
Abitavano nel centro di Vesime e possedevano due, tre capre. Ha frequentato
poco la scuola, perchè ha trascorso gran parte del suo tempo a cucire. Le
lezioni di cucito iniziavano alle nove, quindi prima aveva il tempo di portare
le capre al pascolo. La zona in cui faceva pascolare gli animali era vicino
al Bormida e si chiamava el gére,
dato che non disponevano di terreni. Le capre si nutrivano di gurèt ( i vimini), sia selvatici che domestici,
ma i loro preferiti erano quelli domestici, perchè avevano foglie più larghe
e gustose. Inoltre mangiavano volentieri la verna (ontano), le foglie più giovani dei
pioppi, le gaggie. La madre la mandava al
pascolo dove c'erano queste piante, ma Lillina disubbidiva ed andava nel
campo sportivo a giocare con gli amici, quindi la capre mangiavano gurèt brutti. Il latte che producevano era
inferiore alla quantità normale a causa dell'alimentazione, per cui la madre
sgridava la figlia perchè non era andata sulla riva del Bormida. Alle ore nove Lillina e
gli altri bambini tornavano dal pascolo. Dovevano stare attenti che le capre
non bevessero mentre erano al pascolo, perchè secondo i genitori dovevano
bere solo a casa, dove gli veniva data una bevanda preparata chiamata bruveiròn : composto da acqua e crusca ed in alcuni
periodi dell'anno venivano aggiunti, in infusione, i lapazòt, arbusti dalle foglie molto larghe, che
non permettevano al latte di divenire troppo forte. I lapazòt venivano raccolti durante il pascolo. Nel pomeriggio si faceva
la fascina, per l'alimentazione dei conigli e delle capre, fatta con rami,
cespugli e gurèt. Il luogo in cui si facevano le fascine
erano chiamate "isole", in cui si doveva attraversare il greto del
fiume passando sulle pietre. Molte capre avevano paura dell'acqua. Durante l'inverno, la
madre di Lillina, dava alle capre del fieno, raccolto durante la bella
stagione con il falcetto. Il fieno veniva raccolto in fondo ai prati, nelle
scarpate demaniali e trasportato su di una specie di lenzuolo, che si legava
per i quattro angoli e veniva successivamente caricato sulle spalle. La bergerìa era un patto, che consisteva
nell'affidare le capre a chi possedeva il maschio, per un periodo di dieci,
venti giorni nel mese di settembre. In questo periodo chi prendeva in affidamento
le capre garantiva la loro fecondazione. Il latte prodotto in questi venti
giorni era più buono e denso, ed anche il formaggio era migliore. Si pagava,
inoltre, una certa cifra per ogni capra, a chi possedeva il maschio. Gli unici lavori della mamma
di Lillina erano le capre e quelli domestici. Vendevano formaggio e latte,
quest'ultimo soprattutto alle suore dell'asilo. Il latte appena munto
veniva raccolto in una pentola smaltata con coperchio, la quale veniva
riposta all'interno della moschera, nella stanza più buia e fresca della casa. Per il formaggio
veniva usato il latte che avanzavano dalla vendita. Il latte cagliato veniva
versato all'interno delle frascele, in cui era stato precedentemente posizionato un telo
bianco, pulito, quadrato di lino. Una volta scolato, si rovesciava, ciò
che rimaneva in un piatto ed in alcuni casi, veniva lasciato ad asciugare
sulla paglia presa al centro del balòt, perchè era la più pulita.Il formaggio
veniva fatto asciugare, anche, nelle cassettine appese, dove veniva girato,
lavato e salato. Lillina ha conosciuto il padre solo all'età di dieci anni perchè era in guerra. Prima che partisse come soldato era un bracciante, al ritorno ha affittato un terreno che seminava ad erba medica per alimentare conigli e capre. Aiutava anche gli altri contadini e come retribuzione si faceva dare del fieno per l'inverno. |
dei contenuti di questa pagina sono stati tratti od ispirati dal libro:
"VERSO I CRU DEL ROCCAVERANO" edito da "GAL BORBA 2
LEADER". |