Monumenti da salvaguardare    

in memoria del compianto Don Siri

testo di Carola Cavanna

impaginazione di Marco Pieri

 

LA PIEVE DI SAN MICHELE DI MALVICINO

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La pieve di S. Michele: vista laterale

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La pieve: prima del restauro

 

Risalendo per la Valle dell'Erro, se svoltiamo in direzione di Malvicino, troviamo quasi subito un cartello che indica "Pieve di S. Michele": imbocchiamo la stradina e, dopo un breve percorso, apparirà davanti a noi un'immensa estensione di prati e valli, con al centro una piccola ma deliziosa cappella campestre, dedicata a S. Michele Arcangelo.

La cappella di S. Michele, anche se può sembrare di secondaria importanza, ha avuto uno storia piuttosto interessante.

 

 

in basso: la pieve fra gli alberi

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L'ARCHITETTURA

Architettonicamente il S. Michele presenta un'abside semicircolare e "orientata" come tutte le chiese romaniche è cioè rivolta verso oriente, che non solo rappresenta la direzione della città santa di Gerusalemme, ma si collega simbolicamente alla nascita del sole, che è figura di Cristo, la cui luce inonda l'altare all'inizio del giorno. L'edificio ha scarso slancio, presenta un parametro murario poco curato ed è illuminata da solo una monofora a doppio strombo di forma rettangolare.

È verosimile che la dedicazione dalla cappella di Malvicino, in origine, sia da connettersi al favore dimostrato dalle popolazione guerriere, come i Longobardi, per i Santi combattenti, come l'Arcangelo Michele che lotta con il demonio; in epoca feudale i signori locali continuarono a prediligere Santi guerrieri o comunque militari, come S. Maurizio, e questo spiega la presenza di un culto così diffuso di tali Santi anche nei più piccoli villaggi. La porticina laterale, architravata, si può spesso riscontrare in edifici di età gotica.

 

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La porticina architravata

 

 

GLI AFFRESCHI

Tuttavia i frammenti dell'affresco che ricopriva le pareti interne dell'abside ci sollecitano a considerare un altro aspetto della figura di S. Michele che ebbe una grande importanza nel Medioevo, anche se in una fase molto più tarda: si trattava infatti di un Giudizio Universale e questo tema iconografico può aiutarci a collocare cronologicamente l'opera artistica, che è da connettersi con il clima di terrore e paura che nel tardo Trecento caratterizzava anche i nostri paesi e che causò la rinascita dei temi apocalittici e del Giudizio Universale.

In basso: vista aerea

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vista dell'abside

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Le classi in visita alla Pieve

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Particolare degli affreeschi: scene del Giudizio Universale, le anime ascendono al cielo fra i beati

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Particolare degli affreschi: scene del Giudizio Universale, il serpente

LA STORIA

 

Le prime notizie storiche risalgono infatti al Medioevo: infatti in due documenti medioevali sono presenti citazioni della chiesa: nel 1179 si afferma che S. Michele è tra le chiese (assieme al S. Giorgio di Montichiaro) che papa Alessandro III riconosceva dipendere dal monastero di San Quintino di Spigno, mentre quella del 1478 sanciva il passaggio della cappella sotto la giurisdizione ecclesiastica del vescovo acquese del tempo.

La cappella si trova in località Prazzini, adiacente alla strada comunale che collega questo paese a Turpino, dove si presume fosse collocato il primitivo borgo di Malvicino.

Come abbiamo visto, il cartello posto lungo la strada per Malvicino segnala la cappella come Pieve, ma in realtà questo piccolo edificio di culto non può essere definito propriamente una pieve, in quanto si definisce con questo termine, già dai primi secoli della cristianizzazione delle campagne, il punto di riferimento religioso per la popolazione del centro rurale o pagus.

 

 

Quando la popolazione comincia a raggrupparsi in insediamenti accentrati, si sviluppa la necessità di avere degli edifici di culto, ma anche per il battesimo e per la sepoltura, vicino all'insediamento; nascono così delle cappelle che dipendono dalle pievi e dalle abbazie.

Nel caso di S. Michele di Malvicino sappiamo che dopo un'iniziale appartenenza all'abbazioa di S. Quintino di Spigno, ad un certo punto della sua storia la cappella passa sotto la giurisdizione della S. Maria del Cauro di Montechiaro, anche se quando tale dipendenza viene segnalata, nel XV secolo, si tratta di un rapporto di fatto solo formale, in quanto le varie parrocchie venivano raggruppate in riferimento ad un distretto plebano cioè di una pieve, il cui parroco era definito arcipresbitero (ed in seguito arciprete), benché tale "superiore" non avesse nessuna autorità effettiva sui parroci dipendenti. Il momento di passaggio dalla dipendenza monastica alla funzione parocchiale, dovette incidere sensibilmente sull'aspetto architettonico della cappella che presenta infatti una significativa somiglianza di strutture con la pieve di S. Maria di Montechiaro.

 

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In alto e in basso: stampa antica, scene del Giudizio Universale

 

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Questa tematica è del resto profondamente legata alla figura dell'Arcangelo Michele, che era il protettore delle anime dell'aldilà; era il presidente del tribunale del Giudizio Universale ed era colui che pesava le anime sulla bilancia rendendo vano il tentativo del Diavolo di aumentare il peso delle colpe degli individui: infatti, la scena del Giudizio Universale veniva spesso interpretata come una pesatura dei meriti e delle colpe e rappresentata quindi ponendo le anime su di una bilancia manovrata da S. Michele.

Nella parete dell'abside di S. Michele troviamo dunque ciò che rimane di questa scena del Giudizio finale: sulla parete destra (per chi guarda dalla navata) vi è la rappresentazione delle anime dei dannati, abbrancati violentemente e divorati dal demonio, mentre sulla sinistra si intravedono alcune anime di beati che ascendono al cielo.