GEOMORFOLOGIA |
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La zona collinare Sotto i 500 metri le colline forniscono un paesaggio dolce, dapprima rivestite da un manto di boschi cedui di castagni, querce e, nelle quote più basse, quasi interamente ricoperte da vigneti o coltivi. Geologicamente i terreni delle colline appartengono alle formazioni sedimentarie del "Bacino Terziario Piemontese", cioè depositi originatisi durante l'invasione marina dell'età terziaria. L'inizio della trasgressione marina è ascrivibile a 40 milioni di anni fa; i primi depositi riferiti a quel mare sono i Conglomerati di Molare. Questa formazione fa da passaggio fra le rocce ofiolitiche ed il mare terziario. Nella zona dell'attuale valle Erro si estendeva il golfo di Santa Giustina. Sul suo fondale si depositavano i materiali conglomeratici ricchi di frammenti ofiolitici strappati ai rilievi, già emersi dalla forza delle acque. Gli antichi torrenti riprendevano questi frammenti ofiolitici e con il trasporto li usuravano fino a trasformarli in ciottoli. Il conglomerato di Molare rappresenta quindi un tipico deposito di passaggio da ambiente continentale ad ambiente marino. Col passare di milioni di anni il mare si approfondiva; si depositavano sedimenti costituiti da una mescolanza di argilla e calcare (marne e calcaree) o alternate da strati sabbiosi (arenarie). Con il ritiro del mare (regressione) queste rocce, venendo allo scoperto, subirono l'azione degli agenti atmosferici e quindi erosione. Oggi pertanto fanno parte dei materiali del disfacimento. Del "Bacino Terziario" troviamo a scala geologica le formazioni: - le marne di Belforte di colore grigio-verdolino; - le marne di Serravalle di colore grigio e relativamente compatte; - la formazione di Visone, rocce a base calcarea; - la formazione di Cremolino, costituita da arenarie, sabbia e marne; - le marne delle Langhe.
Queste rocce hanno imprigionato spoglie di organismi viventi, che oggi ritroviamo come fossili a testimoniare quell'epoca marina. Nella zona ovadese-acquese esistono dei giacimenti fossiliferi molto ricchi per quel che riguarda l' età oligocenica-miocenica (es. la zona di Cassinelle). Grazie ai fossili è possibile ricostruire e differenziare antichi ambienti di scogliera, con resti di colonie di coralli, fondali di mare profondo o di laguna ed anche di foresta continentale. La zona appenninica Dal punto di vista geomorfologico l'ambiente montano dell'Appennino, compreso fra le valli Scrivia e Bormida, è caratterizzato da una dorsale con altezze di poco superiori ai 1000 metri. Le cime più alte sono localizzate all'interno del parco naturale Capanne di Marcarolo o nell'entroterra ligure: ad esempio i monti Figne (1081), Tobbio (1092), Taccone (1113), Leco (1072) e il Poggio (1081). Le cime di questi rilievi sono generalmente prive di vegetazione ed il loro profilo è piuttosto tondeggiante. Fa eccezione il monte Tobbio che si innalza sui monti vicini come una sorta di guglia. Geologicamente la zona appartiene al "gruppo di Voltri", costituito da rocce ofiolitiche e dai "calcescisti del Turchino". La storia delle ofioliti risale al Giurassico, quando sul fondo oceanico della Tetide si aprivano fratture di dorsale da cui fuoriuscivano lave provenienti dal mantello. Queste rocce magmatiche venivano ricoperte dai sedimenti che si accumulavano sui fondali, da cui ad esempio i calcescisti del Turchino. L'orogenesi alpina riprenderà tutti i materiali oceanici nei movimenti tettonici che portarono all'edificazione dei rilievi attuali (Cretaceo-Eocene). Nell'ammasso di rocce metamorfosate e contorte in Valle Erro affiorano numerosi litotipi di natura ultrabasica fra cui: serpentiniti, prasiniti, metagabbri, peridotidi. Le serpentiniti spesso affiorano con strutture a cupola da cui derivano rilievi rocciosi, spogli e con un sottile regolite (es. Bric Berton). Nella parte montana l'azione dei torrenti ha creato valli dal profilo a V con alvei incassati. Sul fondo alveo, come curiosità, spesso sono presenti marmitte dei giganti. Nella parte bassa le valli si allargano e gli alvei sono più mobili. |