|
ItisACQUI |
|
|
L'ASSEDIO DI BISTAGNO (addì 1615) Il paese fu
teatro di operazioni militari durante la sfida alla Spagna manovrata dal duca
di Savoia, Carlo Emanuele I , nell'intento di annessione del Marchesato del
Monferrato (già dei Gonzaga). Le operazioni fra Sabaudi e Spagnoli (in aiuto
dei Monferrato) si concentrarono anche nella zona fra Asti ed Acqui toccando
Bistagno. Fra alterne vicende la guerra si concluse nel 1617 con un accordo
per regolare la questione del Monferrato, che per ora rimase in mano ai
Gonzaga. Al tempo dell’assedio, Bistagno era circondato da mura intervallate da sei possenti torri. Le difese descrivevano un triangolo e sul vertice meridionale avevano il castello, provvisto di porta verso il centro abitato. Le altre due aperture nella cinta erano rispettivamente a levante e a ponente. La fortezza all’epoca faceva parte di una importante direttrice verso il mare che partiva dalla piazzaforte spagnola di Alessandria, passava per Cassine, Bistagno, Spigno, Cairo e Finale Ligure. Al momento delle operazioni gli spagnoli difendevano Bistagno e proteggevano nello stesso tempo presidiavano la via della Val Bormida, mantenendo i contatti fra le truppe del governatore di Milano e quelle di stanza in Liguria.Le truppe sabaude, rinforzate da soldataglie mercenarie, per lo più francesi, si presentarono in prossimità del paese il Sabato Santo prima di Pasqua. Era l’anno 1615. Il Marchese di Mortara, a capo della truppe spagnole, si asserragliò in Bistagno e rafforzò le difese proteggendo le porte con mucchi di terra. |
Il
Duca Carlo Emanuele I Moschettiere |
Due
cannoni savoiardi incominciarono a battere la fortezza con qualche danno per
la cinta muraria e per qualche edificio. Il Duca di Savoia, Carlo Emanuele I,
compresa l’inefficacia di tale bombardamento, si adoperò per ricevere un
altro cannone, molto più potente, dal proprio quartier generale a Cherasco.
Per fortuna degli assediati, detto pezzo d’artiglieria non giunse mai sul
luogo dei combattimenti causa l’impraticabilità delle strade rese fangose
dalle piogge. Le scaramucce intorno a Bistagno continuarono con tiri di
moschetto da entrambe le parti: i savoiardi tentarono in tutti i modi di far
breccia nelle difese nemiche, gli spagnoli dai loro ripari, riuscivano
puntualmente ad avere la meglio. Dopo tre giorni di combattimenti, per
l’accorrere di 1.500 fanti e 200 cavalieri dalla piazzaforte di Alessandria,
il Duca decise di levare precipitosamente il campo, trasformando la ritirata
in una fuga. Ne approfittarono gli spagnoli che passarono a fil di spada
alcuni mercenari francesi, sorpresi a razziare nei dintorni e non accortisi
della ritirata dei savoiardi. Al termine delle operazioni, il circondario di
Bistagno ne usci fortemente provato. Dalla relazione di Alessandro Arcasio
(di nobile famiglia di Bistagno, militante nelle fila dell’esercito di Sua
Maestà di Spagna), tradotta da Vittorio Scati nel 1894 e fonte di queste
notizie, così viene concluso: "Le ruine e rubamenti fatti sopra il
finaggio di Bistagno come anco a Cascinasco, ed in tutte le altre terre di
questo contorno, sono tali, che senza occasione legittima, vedendosi questi
poveri luoghi ruinati e maltrattati, sono degni di misericordia e
compassione" . |
Due soldati secenteschi |
Pezzi di artiglieria |